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Il mormorio dei mercati

Punti chiave in sintesi

  • I mercati dei capitali registrano oscillazioni di notevole entità, poiché gli operatori nutrono aspettative eterogenee e non riescono ad accordarsi sui prezzi equi.
  • Le previsioni che formalizzano le aspettative future sono inadeguate. Si basano su semplificazioni non plausibili della realtà.
  • Ma non è possibile farne a meno. Le previsioni sono necessarie per potersi orientare nel rumore dei mercati e destreggiarsi tra opportunità e rischi.

Sul mercato dei capitali, teoria e pratica spesso sono in contrasto tra loro. Le discrepanze si osservano già in questioni basilari, ad esempio la formazione dei prezzi. Se il mercato dei capitali è efficiente (così sostiene la teoria), gli operatori di mercato, guidati dalla razionalità, faranno sì che le nuove informazioni si riflettano immediatamente nei prezzi. La prassi traccia tuttavia un quadro diverso: anche in assenza di novità (rilevanti ai fini delle quotazioni) si osservano oscillazioni caotiche. Se si prescinde dal mito dell'homo oeconomicus, che funge da premessa per modelli teorici, le aspettative eterogenee degli operatori del mercato e l'inadeguatezza delle previsioni contribuiscono all'andamento caotico delle quotazioni.

L'idea che l'evoluzione dei prezzi dipenda dal meccanismo di domanda e offerta non sembra attualmente trovare conferma. Ciò che conta sono le ragioni di fondo, ossia le aspettative future, che inducono gli operatori a negoziare in base a determinati prezzi. Le quotazioni riflettono l'eterogeneità delle aspettative degli operatori e gli sviluppi futuri ritenuti più probabili dal consenso. Se le aspettative cambiano - anche in assenza di notizie (rilevanti per le quotazioni), ad esempio se gli operatori modificano le loro previsioni e agiscono di conseguenza - anche il prezzo di equilibrio cambia. Tale prezzo oscilla costantemente, alla ricerca di un compromesso tra i possibili scenari futuri.

Naturalmente, non tutti gli operatori sono in grado di elaborare chiari scenari futuri. Questo è un compito svolto di norma dagli analisti, che esercitano un forte influsso sulla formazione delle opinioni di consenso. Presumibilmente, ogni investitore nutre tuttavia delle aspettative future se non altro implicite che lo portano a effettuare una determinata operazione. Tuttavia, queste previsioni - sia esplicite che implicite - sono come andare a tentoni nella nebbia.

"Le previsioni economiche sono così inaffidabili
perché si basano su modelli deterministici
che non tengono debito conto della realtà".

Philip Bold

Già solo l'affermazione che sia possibile prevedere gli sviluppi futuri andrebbe esaminata con attenzione. Le previsioni si basano su modelli in cui la realtà è ridotta a punti e riferimenti essenziali. In economia, la modellazione si basa su rapporti deterministici di causalità. In altre parole: un input specifico genera un output chiaramente definito. Questo ha senso nelle scienze naturali, dove si riscontrano alcune regolarità. In economia, tuttavia, che in quanto scienza sociale tiene conto del giudizio e dall'azione umana, le formulazioni di modelli deterministici sono problematiche. La variazione di uno dei fattori di input non modifica solo monocausalmente l'output, ma modifica anche in modo interdipendente gli altri fattori di input; potrebbero anzi persino emergere nuovi fattori cruciali.

Prezzi, investimenti, adeguamenti dei prodotti, interventi normativi: tutte le decisioni hanno implicazioni per i concorrenti, i fornitori, i clienti e gli investitori, che a loro volta reagiscono dinamicamente ai cambiamenti. La realtà è plasmata da questi elementi autoreferenziali. Ne consegue che i sistemi subiscono un cambiamento nel loro complesso. Nella modellistica economica, tuttavia, questa dinamica è impedita dall'ipotesi del ceteris paribus, che presuppone che le circostanze esterne rimangano invariate. Agli operatori economici non viene riconosciuta la capacità di adattamento e la flessibilità che dimostrano di fatto nella realtà. Le previsioni presuppongono quindi una precisione che non esiste.

Nonostante questi limiti, le previsioni non sono del tutto inutili. Esse forniscono un supporto per valutare il profilo di rischio-rendimento delle asset class e dei singoli titoli, non come stime puntuali, ma come valutazioni direzionali. Da un lato, è importante mantenere un posizionamento basato su presupposti solidi, anche se il clima a breve termine è contrario. D'altro canto, è cruciale rimanere flessibili e ripensare il posizionamento non appena nuove informazioni spingono a mettere in discussione la tesi iniziale dell'investimento. Il mormorio dei mercati dei capitali e i dibattiti su quali siano le quotazioni eque offrono sempre nuove opportunità.