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Le autorità monetarie europee saranno le prime a tagliare i tassi d'interesse

Punti chiave in sintesi

  • Il 2024 sarà caratterizzato da una crescita globale moderata.
  • L'economia statunitense appare robusta, mentre nell'Eurozona si registrano dati congiunturali deludenti.
  • Le banche centrali occidentali sono prossime alla fine del ciclo di rialzo dei tassi d'interesse.
  • La crescita cinese resta debole, penalizzata dalla crisi del settore immobiliare, ma gli stimoli monetari e fiscali cominciano a sortire i loro effetti.

View macroeconomica – Novembre 2023

Economia globale

L'economia globale si trova in una fase avanzata del ciclo economico. Alla luce della politica monetaria restrittiva e dell'inflazione in calo ma ancora elevata, l'attività economica globale continua a diminuire. I Purchasing Managers' Index di tutto il mondo indicano una crescita debole e un'attività stagnante. Il settore manifatturiero mostra già un'inversione di tendenza, ma gli indicatori dei servizi segnalano un ulteriore rallentamento dell'espansione.

Le divergenze di crescita a livello regionale sono in aumento. L'economia statunitense è sulla buona strada per un atterraggio morbido nel 2024. L'Eurozona si trova in una situazione difficile a causa del calo della crescita economica.

Le prospettive economiche della Cina migliorano grazie a notevoli incentivi politici, ma il settore immobiliare rimane un fattore penalizzante. Le tensioni geopolitiche e le crescenti restrizioni frenano il commercio internazionale e, insieme al forte sostegno fiscale, al mercato del lavoro solido e alla domanda sostenuta, mettono a dura prova il processo di disinflazione a medio termine. Tuttavia, con ogni probabilità le banche centrali delle economie avanzate hanno concluso il loro ciclo di inasprimento. Dal momento che i tassi reali sono ancora negativi o a malapena in territorio positivo, sempre più segnali indicano che il livello neutrale dei tassi potrebbe essere più alto rispetto a prima della pandemia. Per evitare il riacuirsi delle pressioni inflazionistiche, i tassi di riferimento potrebbero dover restare su un livello più alto più a lungo e le attuali aspettative di tagli dei tassi nel prossimo futuro potrebbero rivelarsi premature.

Stati Uniti

Dopo un'espansione insostenibile di quasi il 5% annualizzato nel terzo trimestre, negli ultimi tre mesi dell'anno l'economia statunitense perde slancio, con una crescita del PIL prevista del 2%. Continuiamo a ritenere improbabile una recessione nel prossimo futuro. Innanzitutto, l'imminente anno di elezioni garantirà che la politica fiscale rimanga espansiva nonostante il disavanzo di bilancio record. In secondo luogo, i dati sui consumi americani, che si confermano l'elemento chiave per sostenere la crescita economica degli Stati Uniti, sono incoraggianti a questo proposito. Sia le indagini sulla fiducia dei consumatori sia le vendite al dettaglio non mostrano segnali di recessione. Quanto al mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è salito al 3,9% e le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono in lieve aumento. Malgrado questi primi segnali di rallentamento, le offerte di lavoro restano numerose e il numero totale di licenziamenti è ancora lontano dai livelli indicanti una recessione. L'inflazione ha continuato a scendere a ottobre, ma le aspettative di inflazione rimangono elevate. Pertanto, probabilmente la Fed resterà in attesa per qualche mese e, prima di intervenire, soppeserà attentamente i rischi di un'inflazione elevata e prolungata rispetto a quelli di una stretta monetaria eccessiva. In vista delle prossime elezioni presidenziali e in assenza di una recessione, non dobbiamo aspettarci un eccessivo dinamismo da parte della banca centrale.

Eurozona

L'indagine e i dati economici dell'Eurozona indicano una crescita debole anche per il quarto trimestre. Mentre gli indicatori anticipatori PMI rimangono in territorio di contrazione per il sesto mese consecutivo, più che un crollo economico i dati economici pubblicati segnalano un ristagno dell'economia. Il mercato del lavoro appare solido, ma la crescita dell'occupazione rallenta notevolmente. Dal momento che vengono creati sempre meno posti di lavoro, il tasso di disoccupazione è salito al 6,5%. Sebbene vi siano i primi segnali di miglioramento nel settore manifatturiero e la fiducia dei consumatori si stia stabilizzando su un livello molto basso, le vendite al dettaglio continuano a scendere. In questo contesto poco favorevole alla crescita e visto che anche gli altri dati non evidenziano una tendenza chiara, nei prossimi mesi l'autorità monetaria europea sarà messa alla prova. Da un lato, abbassare i tassi d'interesse troppo presto sarebbe controproducente in un contesto di inflazione persistente e stimoli fiscali costanti e, dall'altro, mantenere una politica restrittiva troppo a lungo potrebbe aggravare la recessione. Riteniamo che con il calo dell'inflazione al 2,4%, e al 3,6% per l'inflazione di fondo, il ciclo di rialzo dei tassi della BCE sia di fatto giunto al termine. Tuttavia, dubitiamo che l'istituto sia sufficientemente paziente e perseverante da attenersi alla sua politica restrittiva, come sarebbe invece necessario alla luce della crescita sostenuta dei salari e degli incentivi fiscali. A nostro avviso, la BCE non vorrà penalizzare l'economia, quindi taglierà i tassi prima della Fed.

Cina

La ripresa economica della Cina prosegue a un ritmo moderato nel quarto trimestre. In un contesto di crisi del settore immobiliare, le autorità continuano a fornire incentivi monetari e fiscali mirati. Questi stanno lentamente producendo i loro effetti e le prospettive di crescita sono in graduale miglioramento. La ripresa trainata dai consumi, con vendite al dettaglio che hanno superato le aspettative aumentando del 7,6% su base annua, inizia a influire positivamente sulla produzione industriale. Tuttavia, gli investimenti continuano a risentire dell'impatto negativo del settore immobiliare e hanno ceduto l'11,3% rispetto all'anno precedente. Le indagini sull'attività economica futura si confermano deboli a novembre e segnalano un ristagno nei prossimi trimestri. Il rischio di deflazione è ancora concreto in Cina. Alla luce del ritmo lento della ripresa, la politica monetaria deve rimanere espansiva per favorire una ripresa autosufficiente. Tuttavia, la Cina è ben lungi dal diventare la locomotiva della prossima ripresa globale, come è avvenuto durante le ultime crisi.